Questo aspetto è spesso trascurato dagli esercenti, sebbene sia di primaria importanza al fine di mantenere un amichevole rapporto con il vicinato (soprattutto se l’attività insiste in una zona residenziale).
Inoltre, il clima acustico (assenza di “rimbombi” e facilità di dialogo anche a locale pieno) che si crea all’interno del locale è di fondamentale importanza per il successo dell’attività: se un cliente è soddisfatto sicuramente tornerà e farà buona pubblicità tra i propri conoscenti.
Le fonti di rumore verso l’esterno in una attività commerciale sono dovuti al rumore di macchinari (condizionatori, estrattori aria ecc…), rumore causato dalla clientela (schiamazzi, grida ecc) e agli eventuali impianti audio (musica, dj set, concerti).
Per questo è necessario, nella fase autorizzativa (normalmente SCIA per avvio attività commerciale da depositare al SUAP competente), allegare anche la Valutazione di Impatto Acustico.
Può anche accadere che il cittadino (normalmente uno dei residenti accanto l’attività) faccia una segnalazione per schiamazzi o disturbi. In questo caso l’ARPA (Agenzia Regionale Protezione Ambiente) si occuperà di eseguire dei rilievi acustici ed eventualmente ratificare il superamento dei limiti; seguirà quindi un esposto da parte del Comune.
Possibile anche che venga richiesto direttamente al gestore del locale una valutazione di impatto acustico che dimostri il rispetto dei limiti di zona. In entrambi i casi vale sempre la regola principe: prevenire è meglio che curare!
Affrontare la problematica di isolamento verso l’esterno e riverbero acustico interno in fase di ristrutturazione permetterà di risparmiare soldi, scocciature, interruzioni nell’esercizio dell’attività. Inoltre, il locale sarà piacevole e rilassante da frequentare e non avrà la cattiva fama di “scassatimpani” nei confronti delle case vicine!